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Progetto
Ovidio - database
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autore
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brano
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Cicerone
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De Natura Deorum, I, 83
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originale
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[83] Non pudet igitur physicum, id est speculatorem venatoremque naturae, ab animis consuetudine inbutis petere testimonium veritatis? Isto enim modo dicere licebit Iovem semper barbatum, Apollinem semper inberbem, caesios oculos Minervae, caeruleos esse Neptuni. Et quidem laudamus esse Athenis Volcanum eum, quem fecit Alcamenes, in quo stante atque vestito leviter apparet claudicatio non deformis: Claudum igitur habebimus deum, quoniam de Volcano sic accepimus. Age et his vocabulis esse deos facimus, quibus a nobis nominantur?
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traduzione
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83. Non ? forse una vergogna che uno studioso della natura che, a guisa di cacciatore, ne va esplorando ed
inseguendo i segreti, voglia ricavare una sicura testimonianza della verit? proprio dall'animo umano, tutto imbevuto di
inveterati pregiudizi? Procedendo di questo passo ci sentiremo in diritto di asserire che Giove porta sempre la barba, che
Apollo ne ? sempre privo, che gli occhi di Minerva sono verdi mentre azzurri sono quelli di Nettuno. Ma non basta: ad
Atene ammiriamo una statua di Vulcano scolpita da Alcamene, una figura eretta e drappeggiata che tradisce un'andatura
leggermente claudicante non priva di grazia. Di qui l'uso di considerare zoppa questa divinit? perch? la tradizione ce
l'ha rappresentata cos?. E dimmi ancora, gli d?i hanno quegli stessi nomi coi quali noi siamo soliti nominarli?
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